Una vera e propria batosta emotiva, Maddalena Oldrizzi non lo nasconde. E l’umor nero è più che comprensibile dopo gli ultimi 26” del PalaPoli: tanto (poco), infatti, il tempo che è bastato al Molfetta per stendere l’Audace Verona con due colpi ben assestati, l’ultimo addirittura sulla sirena. “È stata una partita tiratissima, con grande equilibrio dal punto di vista delle occasioni: fa male perché eravamo tornate in vantaggio con Luana Püttow, poi è mancata lucidità. Mettici anche un po’ di sfortuna, qualche piccolo errore e il danno è fatto. A 40” dalla fine sei convinto di tornare a casa con tre punti in ottica salvezza, un attimo dopo ti ritrovi a mani vuote”.
Testa al Bitonto, al PalaLupatotina, perché guardare avanti è l’unica opzione possibile in Serie A. “Questi giorni saranno molto importanti per rimettere insieme i pezzi, soprattutto a livello mentale. Ho un gruppo di ragazze tremendamente arrabbiate e quello che stiamo chiedendo alla squadra, ma anche allo staff, è di trasformare questa rabbia a livello agonistico. Sportivamente parlando, ora si tratta di andare in guerra. Contro chiunque sia”.
Uno switch necessario per risollevare la classifica. “Se tre delle quattro sconfitte sono arrivate al cospetto di corazzate e - per quanto pesanti - vanno quindi contestualizzate, ora non possiamo neanche permetterci di guardare chi ci sia dall’altra parte: voglio una prestazione da squadra con tanta fame”.
Coraggio, anche a costo di sbagliare. “Cambiare 6 giocatrici rispetto allo scorso anno significa aver un roster di enorme prospettiva, a discapito dell’esperienza. Lo scotto maggiore è sul piano mentale, ma se qualcuno dovesse chiedermi se ho timori, direi di no. Dobbiamo capire dove siamo, cosa succede intorno a noi. Ma ho enorme fiducia nello staff e nelle giocatrici: la nostra umiltà non deve essere scambiata per paura di non essere adeguati alla categoria. Poter lavorare per la prima volta con un gruppo di 15 atlete pronte a dare il 100% è in realtà un privilegio, per questo non ho paura di quello che potrà succedere. Sono ragazze intense, dotate e che si mettono costantemente in discussione: fattori che alla lunga le porteranno a essere ottime atlete”.
Rinnovamento come parola chiave anche per il settore giovanile. “È stata un’estate di grandi manovre: abbiamo da poco aperto una scuola calcio a 5 a Verona e stiamo lavorando per aumentare il numero delle sedi nella provincia. Grazie all’impegno di Tombola e Püttow, poi, abbiamo formato un’Under 15 e un’Under 17 che hanno dato nuova linfa e tanta leggerezza”. Anche l’Under 19 ha cambiato volto: “Abbiamo scelto innesti che potessero ulteriormente abbassare l’età media. L’obiettivo delle categorie riservate alle più piccole - al di là delle vittoria di un titolo, gioia che fortunatamente conosciamo - è lavorare assieme, dare progettualità e creare le giocatrici del domani”.
Anita Ferrante